Ripartiamo, insieme.


Ripartiamo, insieme.
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Il DPCM del 26 aprile 2020, ha segnato un piccolo passo nel graduale ritorno alla normalità. Dal 4 maggio, quindi, le saracinesche di bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie si rialzeranno e i clienti potranno tornare a mettere piede nei locali, ma solo per ritirare il pasto ordinato: il take away si aggiunge alla possibilità del delivery già praticata dai locali di ogni categoria.
La data della riapertura vera e propria, con le modalità che verranno indicate, non sarà il 18 maggio come sperato, ma l’1 giugno.

Cerchiamo di capire insieme quali sono i principali cambiamenti e come comportarci di conseguenza.

Quali sono le principali novità?

Via libera all’asporto

La vendita per asporto dovrà seguire regole precise che potranno essere modificate in senso restrittivo nelle singole Regioni.
L’immagine che avremo all’esterno dei locali sarà simile a quelle viste finora davanti ai supermercati: niente assembramenti ma file ordinate di persone con la mascherina e nel rispetto della distanza sociale. Resta il divieto di consumare il cibo ordinato all’interno dei locali e di sostare nelle loro immediate vicinanze.

La Regione Lazio ha adottato un vademecum che identifica in otto punti le misure di sicurezza da rispettare da parte degli esercizi commerciali del settore dell’alimentazione come ad esempio bar, pub, ristoranti, rosticcerie, friggitorie, gelaterie, pasticcerie, pizzerie al taglio, paninoteche, yogurterie, piadinerie, ecc… Gli otto punti sintetizzano quanto segue:

  1. È consentita la vendita di cibo e bevande da asporto tenendo riferimento alle misure di sanificazione dei locali, dispositivi di protezione individuale per i lavoratori e distanziamento interpersonale.
  2. Si raccomanda ai clienti l’ordinazione on-line o telefonica, in modo da garantire che il ritiro dei prodotti ordinati avvenga per appuntamenti dilazionati nel tempo.
  3. I clienti sono obbligati, anche nel locale, ad indossare guanti e dispositivi di protezione delle vie respiratorie;
  4. I clienti entrano uno alla volta e devono permanere all’interno dei locali per il tempo strettamente necessario al pagamento e ritiro della merce. Non è consentito per i clienti l’utilizzo dei bagni;
  5. Gestore e addetti devono indossare mascherina e guanti per tutto il tempo di permanenza nei locali e mantenere, ove possibile, un distanziamento interpersonale di almeno un metro. Devono, altresì, adottare tutte le precauzioni igieniche, in particolare per le mani, per le quali è raccomandato un lavaggio frequente con acqua e sapone o altri prodotti igienizzanti;
  6. È vietata ogni forma di consumo sul posto. I prodotti devono essere consegnati chiusi in confezioni da asporto;
  7. Dovrà essere data ampia disponibilità e accessibilità a sistemi e prodotti per l’igienizzazione delle mani (preferibilmente a induzione automatica) sia per il personale che per i clienti all’ingresso del locale;
  8. Deve essere data informazione sulle misure di sicurezza dei lavoratori come da normativa vigente fornendo ai clienti informazioni sulle norme di comportamento da tenere e sulle modalità di ordinazione e ritiro della merce, mediante esposizione di cartellonistica all’ingresso ed eventualmente anche sui siti internet e pagine social aziendali. Si raccomanda ai gestori di esporre in vetrina un cartello che indichi che l’attività di ristorazione è sospesa.

La Regione specifica, inoltre, che per il servizio di asporto, come anche per il delivery, non è prevista alcuna limitazione oraria.
Per qualsiasi ulteriore approfondimento qui puoi scaricare il Vademecum completo.

Spostamenti solo per necessità o urgenze

Il tema dibattuto è quello degli spostamenti verso quegli esercizi che effettuano il servizio d’asporto, magari ubicati in un Comune diverso da quello di residenza. Spostamenti che, come sappiamo, devono riguardare, anche nella cosiddetta Fase 2, comprovate esigenze lavorative, motivi di salute, assoluta urgenza, situazione di necessità o che si rendano necessari per visitare i propri parenti e congiunti. Ad esempio: spostarsi in un altro Comune per prendere una vaschetta di gelato d’asporto, o una pizza d’asporto, non rientra nelle fattispecie consentite.

Cosa fare nell’attesa della riapertura ufficiale al 1 giugno?

Sì, l’attesa è ancora molto lunga per bar e ristoranti, ma occorre sfruttare questo tempo per ragionare, oltre che in termini di business, anche in ottica di fidelizzazione della clientela più affezionata e adeguare di conseguenza il servizio offerto. Ecco alcuni nostri spunti:

Come farci trovare pronti al 1 giugno?

Come anticipato, nel momento in cui si potrà riaprire, dovremo considerare delle dinamiche di lavoro totalmente nuove. Questi sono alcuni nostri piccoli consigli per gestire al meglio questi cambiamenti:

Riflessioni per una serena riapertura

È con positività che vogliamo iniziare questa riflessione, oltre che con un pensiero rivolto alle persone che soffrono, perché dobbiamo sforzarci per essere orientati ad una ripartenza e riapertura delle attività commerciali con la grinta necessaria.

Quando questo momento arriverà, come ci siamo detti, ci saranno parecchie cose da modificare ma l’attività imperativa è una sola: dare ai gestori ed ai clienti la garanzia che la loro sicurezza non sia mai messa in discussione!

I consumatori, indotti dalla imponente campagna mediatica sulle norme igieniche, comportamentali e sanitarie saranno infatti molto più attenti nella scelta della loro consumazione al bar.

La pandemia creata dal COVID-19 che ha coinvolto tutti indistintamente, porterà ad un inevitabile “cambiamento”: non basterà più servire un buon caffè ed avere un sorriso carismatico, perché ci saranno molte nuove aspettative nei clienti dopo la tanto attesa riapertura delle vostre attività.

Certo non sarà facile, ma chi riuscirà ad offrire queste misure e a migliorare la gestione nella propria attività avrà maggiori opportunità di riprendersi anche da un punto di vista economico. 

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